Nuvoloni neri oscurano il cielo. I resti di palazzi distrutti fanno compagnia alle automobili abbandonate nelle strade mezze sommerse dall’acqua…
Non è la fine del mondo. È solo l’ennesimo film catastrofico sugli effetti dell’inquinamento dell’uomo a cui Hollywood ci ha ormai assuefatto.
E questi scenari apocalittici non sono trasmessi solo sui grandi schermi. Vengono propagandati da politici, scienziati, economisti, filosofi, ecc.
L’alternativa proposta: lo sviluppo sostenibile. Quante volte ne hai sentito parlare in TV, sui giornali o da qualche amico? Personalmente ne ho perso il conto fino al punto in cui mi sono chiesto: è giusto dare ascolto agli allarmismi dei sostenitori dello sviluppo sostenibile sull’imminente fine del mondo causata dall’uomo e alle loro azioni per salvare il pianeta?
Dopo aver letto questo articolo, sarai in grado di far cadere il velo dell’inganno dello sviluppo sostenibile. Seguimi attentamente perché dietro ciò che diamo per scontato, si nascondono ragionamenti perversi molto sottili.
Infine, condividerò con te 4 consigli pratici per liberarti da questo inganno e stabilire una profonda connessione con la natura, alimentata dall’amore per la bellezza invece che dalla paura della fine.
Il più sanguinoso conflitto dopo le guerre mondiali.
È indubbio che l’uomo occidentale dagli anni ’50 in poi abbia iniziato a saccheggiare e stuprare il nostro pianeta come mai prima nella storia. E non serve guardare in scala planetaria alla deforestazione incontrollata, all’inquinamento dell’aria o all’invasione della plastica negli oceani.
Basta farsi un giro nelle periferie della propria città con un genitore o un nonno e chiedergli cosa c’era lì intorno quando erano piccoli. Ricordo che mia madre, classe 1951, passeggiando per le strade del quartiere in cui sono cresciuto, mi raccontava del giardiniere gentiluomo che coltivava le rose (e le regalava a mia nonna) in un’immensa campagna circondata da Pini giganteschi.
Le due cose che non amo della sostenibilità ambientale
Eppure, quando passeggio su un sentiero di un bosco e sento l’energia così potente di alberi, terreno e rocce scorrere dentro e fuori di me, sorrido. Sorrido al pensiero che qualcuno sia così ingenuo da pensare che una forza come quella della Natura, presente da milioni di anni prima dell’umanità, possa sciogliersi come neve al sole per mano dell’uomo.
Per quanto possiamo fare male a Madre Natura, Lei troverà sempre il modo di resistere e sopravvivere, anche nelle condizioni più avverse, come ha sempre fatto sin da quando ha portato la vita dall’acqua alla terra emersa.
Per questo, quando sento parlare di sviluppo sostenibile, storco il naso. E non perché non sia giusto salvaguardare l’ambiente o salvare il pianeta. Tutt’altro. Sono le motivazioni alla base che non mi piacciono. Principalmente due.
MOTIVAZIONE 1 · Guardare alla Natura come qualcosa da proteggere perché necessaria alla sopravvivenza dell’uomo e non per “semplice” amore verso la Natura.
Ti invito a leggere attentamente questo estratto da Wikipedia: “Per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni.”
E ancora: “Ecosistemi e sistemi ambientali sani sono necessari per la sopravvivenza della specie umana e degli organismi viventi.”
Che tradotto significa: finora abbiamo fatto il bello e il cattivo tempo con la Natura, ma siccome abbiamo esagerato e la cuccagna potrebbe non durare più a lungo, dobbiamo darci una regolata e mettere in campo tutte le azioni per salvare il pianeta.
In sostanza, lo sviluppo sostenibile guarda alla Natura non come alla madre amorevole da cui ricevere e dare amore e di cui siamo parte integrante.
La Natura è la schiava che ha ricevuto troppe frustate. Ora sanguina e non è più in grado di servirci a dovere. Meglio curarla quel che basta così che possa esserci ancora utile.
MOTIVAZIONE 2 · L’arma principale che viene utilizzata per “convertire alla religione” dello sviluppo sostenibile: la paura.
Premetto che non credo che chi si dia da fare per diffondere l’idea di sviluppo sostenibile sia in cattiva fede e usi la paura consapevolmente. Fatto sta, che questa è la leva più utilizzata per generare sensi di colpa in chi inquina, spreca e consuma e per reclutare volontari per salvare il pianeta.
Indubbiamente è vero che la paura di qualcosa di negativo fa più presa rispetto al desiderio di qualcosa di positivo. Diciamoci la verità: quante persone mettono la cinta in auto per prevenire danni gravi in caso di incidente? La vera motivazione per cui lo fanno è di evitare una multa.
Tuttavia, la paura è una pessima alleata della nostra evoluzione. All’inizio può essere necessaria: il bambino deve avere paura di bruciarsi con il fuoco. Poi, però, bisogna superarla: dobbiamo insegnare al bimbo divenuto ragazzo ad usare il fuoco per cucinarsi il cibo.
La paura ci fa scappare da qualcosa ma non ci aiuta a dirigerci verso una meta. In altre parole, genera solo senso di colpa e non consapevolezza della scelta. Se devo scegliere tra educare con la paura ed educare con la consapevolezza, preferisco di gran lunga la seconda: la strada della libertà, dell’evoluzione della coscienza.
Invece di alimentare la paura della fine, perché non promuoviamo la bellezza della vita? (E su questo tra poco, ti darò consigli concreti per non trasformare questo articolo in un noioso trattato filosofico).
Sono certo che se iniziamo ad amare profondamente la Natura, non distruggerla sarà un’inevitabile conseguenza.
Cambiamenti climatici: verità, bufala o “chissenefrega”?
Lo sviluppo sostenibile si basa sul presupposto che la distruzione dell’uomo ai danni della natura sta creando dei cambiamenti climatici irreversibili. La verità, però, è che ci sono tesi discordanti a riguardo.
Ad esempio, il premio nobel per la fisica Carlo Rubbia in un intervento in una commissione parlamentare, ha evidenziato come “il clima della terra è sempre cambiato” e non è qualcosa che ha a che fare con l’industrializzazione. Se vuoi ascoltare il suo intervento completo, guarda questo video
Non esiste una verità univoca, quindi, ma se devo schierarmi tra gli allarmisti che vogliono salvare il pianeta e quelli che non ci credono, francamente preferisco il “chissenefrega”. Quello che conta davvero non è se sia l’uomo a causare la fine della sua stessa sopravvivenza o meno. Bisogna rispettare la Natura non solo per il nostro tornaconto personale, ma in quanto vero e proprio essere vivente.
4 consigli per connetterti profondamente alla Natura (e aumentare benessere e armonia)
Se vuoi fare qualcosa che vada oltre al rispetto per la Natura, inizia a considerare un bosco, una montagna, una spiaggia come un tempio sacro in cui entrare in punta di piedi e con il massimo della devozione e gratitudine.
Di seguito trovi 4 consigli per imboccare la meravigliosa strada dell’amore per la natura. Intraprendere questo percorso significa tornare alla Natura, riattivare in noi il suo codice e risvegliare una consapevolezza e un benessere mai sperimentati prima.
Consiglio numero 1 · Abbraccia gli alberi
Vai in un bosco, nel giardino sotto casa o ovunque ti piaccia, trova un albero che attiri la tua attenzione, mettiti davanti a lui, ringrazialo per la sua presenza e per il suo ossigeno che entra nei tuoi polmoni, e poggiati delicatamente sul suo tronco cingendolo con le braccia.
Se non l’hai mai fatto, le prime volte potrà sembrarti strano o persino imbarazzante. Prova a mettere in tasca quella voce che ti dice “cosa diamine stai facendo?”, e lasciati attraversare da questa esperienza.
Se hai paura di essere visto da qualcuno, semplicemente scegli un luogo appartato o un orario in cui non c’è nessuno.
Rimani pure il tempo che ritieni opportuno. 5 secondi o 10 minuti. Non c’è differenza. Voglio rassicurarti: non c’è qualcosa che devi sentire o una sensazione particolare da ricercare. Potresti anche non avvertire nulla in quel momento, ma stai pur certo che l’energia dell’albero lavora silenziosamente in te, donandoti calma e serenità.
Il massimo che potresti fare è percepire la differenza tra il tuo stato d’animo prima di abbracciare l’albero e il tuo stato d’animo dopo. Basta semplicemente “ascoltarsi”, chiedendoti: “Come mi sentivo prima? Come mi sento ora?”. Sono certo che noterai che qualcosa in te è cambiato.
Consiglio numero 2 · Cammina a piedi nudi sul terreno
Le scarpe ci proteggono dal freddo e da possibili tagli ai piedi. Tuttavia, ci isolano dal contatto con la terra, un campo elettromagnetico con un’energia potente e inesauribile. Secondo gli autori del libro “Earthing – a piedi nudi”, camminare scalzi sul terreno o la sabbia permette di ricaricarsi grazie agli elettroni presenti.
Quando sei in un bosco o al mare, allora, butta via le scarpe e cammina. Oltre a sentirti subito più energico, sperimenterai delle nuove sensazioni – ad esempio il solletico dei fili d’erba sulla pianta del piede – che ti aiutano ad entrare in contatto con gli elementi della Natura.
Consiglio numero 3 · Ascolta il silenzio del bosco
Ci sono dei suoni che sono così leggeri e armoniosi che sembrano cullarti. Il bosco è silenzioso. Non nel senso che non ci sono suoni, ma che quei suoni stimolano uno stato di silenzio interiore, anche conosciuto come meditazione.
E allora, se ne hai la possibilità (e se non ce l’hai, fai in modo di creartela), vai in un bosco, scegli un posto tra due alberi che ti ispira e piazzaci la tua amaca o telo. Sdraiati, chiudi gli occhi e lasciati dondolare dal leggero fruscio del vento che muove le cime degli alberi, il canto delizioso degli uccelli, lo scricchiolio dei rami o il cadere di qualche ghianda o pigna.
Lentamente, sarai avvolto in una cupola di silenzio, pace e gioia. Lascia andare ogni pensiero e goditi l’unione ritrovata con la Madre amorevole.
Consiglio numero 4 · Fai perdere il tuo sguardo oltre l’orizzonte del mare
La vastità del mare ci riporta all’infinito. Hai mai provato a sederti sulla spiaggia o su uno scoglio e spingere il tuo sguardo il più lontano possibile per vedere fin dove si estende quell’enorme massa d’acqua? Certo, la curvatura della Terra ci permette di vedere solo una parte di quella immensità. E già così, quando siamo totalmente immersi nell’esperienza del guardare oltre l’orizzonte, è possibile sperimentare un piacevole senso di abbandono.
La superficie del mare sembra tutta uguale e non ci sono punti di riferimento a cui aggrapparti. E in questo pensiero, puoi trovare liberazione. Nelle nostre frenetiche vite, infatti, siamo abituati ad avere costantemente davanti agli occhi dei punti di riferimento. E quando ne viene a mancare qualcuno, corriamo subito a sostituirlo.
Questa incessante attività ci mantiene sempre in uno stato di allerta, mai completamente rilassati. Perdere lo sguardo nell’infinito del mare, ti permette di lasciare andare ogni punto di riferimento e godere a pieno del momento presente in tutta tranquillità e pace.
Questi consigli sono molto utili ma a volte difficili da mettere in pratica.
Il primo approccio alla Natura, infatti, può non essere semplice.
Per questo, ho registrato un video dove ti indico una strada semplice per tornare in contatto con la Natura e sfruttare il suo potere.
Angelo D'Angelo
Barese di origini, adottato dal mondo, rinato nel Bosco… Da sempre ho amato la Natura di quell’amore viscerale che non ti sai spiegare. Perché la Natura può essere un’esperienza concreta da vivere…
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